L’esperimento dello sfuocato in qualche modo ha funzionato: non è un tema semplice.
Qualcuno ha prodotto foto per la serata, e qualcuno ha cercato nel proprio archivio, ma con la consueta impostazione di scatto, nessuno sfuoca deliberatamente, quindi in molti casi si trattava di fuoco selettivo.
Ma qualche foto interessante è venuta fuori.
Come si potrebbe intendere la poetica, la comunicazione tramite foto fuori fuoco? Il concetto è del non vedere ogni dettaglio, quindi passare da una foto semplicemente senza particolari nitidi, fino ad arrivare ad ombre indefinite, collocate in spazi sfumati.
Ci avviciniamo alla comunicazione simbolica, evocativa, dove comunque le capacità di composizione, uso delle tonalità e postproduzione non perdono assolutamente importanza, anzi sono essenziali nella valorizzazione del messaggio.
Tecnicamente abbiamo visto che gestire lo sfuocato non è semplice: cosa sfuocare, e quanto? I mirini delle reflex in realtà fanno sembrare le immagini sempre nitide o quasi, le compatte, per le loro caratteristiche ottiche non sfuocano quasi, tanto meno i telefonini. Poi c’è la componente focale e diaframma, quindi con focali brevi non si ottiene un buon sfuocato, quindi si deve partire dalle ottiche normali, tipo un 35 su formato apsc o 50 mm su full frame, o addirittura con medio tele su micro4/3, ma sempre con diaframmi aperti da f2 in giù.
Poi molti obiettivi e fotocamere hanno messa a fuoco automatica, e impostare la messa a fuoco manuale a volte non è intuitivo, insomma sbagliare oggi richiede una forte volontà. Lasciamo perdere? Per me no, ieri sera c’erano immagini di suggestione, e quello che mi piacerebbe è che non finisse con le foto viste ieri ma con nuovi scatti realizzati con questa tecnica, o comunque un approfondimento su questo tema che sicuramente ci fornisce diversi strumenti espressivi.
Ecco la selezione delle foto della serata (clicca qui)