I numeri lo hanno confermato, abbiamo superato i 170 collegamenti, ma eravamo pronti, volevamo una platea degna di un uomo capace di emozionare con le sue foto e con le sue parole.
Parliamo di un giovane, 37 anni, eppure con tanta esperienza di vita alle spalle, che comunque lo accompagna nel suo quotidiano, ed è già conosciuto in molti ambiti, e non si nega a parlare delle sue esperienze che culminano nelle sue forti immagini.
Grazie Francesco, Faraci per dirla completa, che sei balzato alla notorietà dopo la tua collaborazione con Jovanotti per il Jova Beach Party, ma sei uno di noi, un fotografo di strada, che vivi e soffri e ti dai alle persone che incontri, dalle quali dipendi, alle quali non nascondi le tue fragilità, come hai detto parlando di te stesso.
Questo lo trovo nobile, non solo umano, perché fa parte di un pensiero di comunione con gli altri, che poi siamo noi, perché così entri nell’intimo di chi hai davanti, con il quale ti stai relazionando ad un livello diverso, profondo.
Questa è la grande fortuna, come tu dici, di fare questo mestiere che ti porta ad avere relazioni con gente di ogni tipo, che ti mostra il suo vero lato, oscuro, intimo, negli sguardi diretti o semplicemente rimanendo sé stessa come se tu non ci fossi, perché sa che non può avere paura di te, della tua macchina fotografica, semplice, unica, che impugni probabilmente come se fosse un gesto gentile della tua mano per cogliere quello che ti viene offerto.
Da subito abbiamo avuto la fortuna di vedere le immagini del silenzio di Palermo ora, con il covid-19 che ci chiude, ci relega, con questa Palermo diversa, più vera, dove ogni pietra, ogni vicolo diventano scenari nuovi occupati da pochi attori che non conoscono il loro copione, lo leggi nei loro sguardi, a contemplare qualcosa che non hanno mai visto e a cui non erano pronti.
E dopo la fine riprendiamo dall’inizio: Malacarne, un altro gesto d’amore per i ragazzini che vivono una dimensione dimenticata, lasciando spazio a chi potrà sfruttarli.
Francesco è riuscito ad entrare, come sempre, nella loro confidenza e ha tratto un lavoro poderoso nelle sue dimensioni umane, tanto che Benedetta Donato, chiamata a collaborare per organizzare il libro, non ha avuto dubbi quando ha visionato per la prima volta le foto di questo giovane poco noto, senza se e senza ma.
Benedetta Donato, un grande grazie anche a lei che ha diretto la serata, che ci ha guidato nella comprensione dell’uomo Francesco, e per la lunga amicizia personale, e per la sua capacità di far emergere dal dialogo i capisaldi della sua poetica.
E’ stato un duetto per me avvincente con proposte di argomenti di discussione lanciate da Benedetta, accolte dal prolifico Francesco che per ogni lavoro ha saputo offrirci sia il lato curioso della nascita di ogni lavoro, sia il suo affrontare ogni nuova sfida. Ho apprezzato moltissimo Benedetta che è stato un vero strumento di conoscenza, non ponendosi mai sul piedistallo dell’intervistatrice, ma nella veste di curiosa appassionata, desiderosa di entrare nel tessuto dei lavori di Francesco dove la prevalenza è quella dell’approfondimento antropologico, dove l’istinto formale di Francesco supporta il mostrarci un’essenza a volte nascosta dei suoi personaggi, che poi personaggi non sono.
Dopo Malacarne abbiamo apprezzato un estratto da “Le Belle di San Berillo” e qui è sorto il richiamo al lavoro della nostra genovese Lisetta Carmi, e a tal proposito voglio permettermi una piccola digressione personale.
Abbiamo conosciuto il lavoro di Lisetta anche tramite le parole di Giovanni Battista Martini, suo amico e curatore nella divulgazione dello splendido materiale della giovane fotografa (96 anni) e anche lui ha intervistato Lisetta, in un filmato che mi è capitato di vedere a Roma, ad una sua mostra, così mi sono fatto un’idea di questo meraviglioso e trascinante personaggio.
E dal dialogo che ieri sera abbiamo avuto con Francesco, per me è emersa una fortissima similitudine di vita, di predisposizione a incontrare gli altri, qualsiasi ruolo occupino, con rispetto, per trarne la loro essenza, questo concetto lo abbiamo già detto, ma lo ribadisco perché Lisetta lo ha espresso analogamente, oserei dire quasi con le stesse parole, e la cosa straordinaria è che a distanza di 50/60 anni, in un altro luogo, senza conoscerne il lavoro, Francesco ha percorso la sua strada di incontro con i travestiti, diversi e sensibili, cantati anche dal poeta De Andrè, in un bellissimo lavoro.
Quindi è stata la volta di Jova Beach Party, di come ha conosciuto l’uomo Lorenzo e di come sia così nata una collaborazione basata sulla totale fiducia, che si può dare solo a chi si scopre, e non nasconde, cosa che sicuramente ha fatto Francesco, ed è nato questo libro, diario, manifesto di un’epoca, la nostra, o per lo meno quella del pre-covid, e già lo guardiamo con nostalgia di quando si perde qualcosa che non sappiamo se tornerà.
Un’opera che appena nata diventa storia.
Ed infine “Atlante umano siciliano” un lavoro di grande complessità introspettiva, che scava nei luoghi e nel cuore, ma solo con la luce, per lasciare integro il movimento di queste figure colte con occhio commosso, e che ci commuovono, basta soffermarsi qualche istante e senti l’odore e i suoni, un occhio vigile e sensibile, non riesco neppure a dire scatto, non è scatto, è sguardo, è l’immagine di una memoria filtrata dall’amore per il vario umano, infinitamente vario, e a volte desolatamente umano.
Che serata!