Potevo correggere la deficienza artificiale che pensa sempre di essere più brava di te ad anticipare le parole che vuoi scrivere, ma in questo caso, il caso vuole che Pier effettivamente è proprio nei panni degli “altri”.
L’incipit della serata è stato un piccolo assunto, un testo guida della serata letto da Pier da cui estraggo qualche frase.
“Gli altri sono coloro che per scelta o per destino sono considerati in maniera diversa dalla maggioranza delle persone.
Non sono dei diversi per definizione, si discostano semplicemente dai canoni di normalità, di tempo in tempo definiti dalla società.
Gli altri non è necessariamente un’eccezione negativa e tantomeno assolutistica.
…
Di volta in volta, di situazione in situazione il ruolo degli altri si inverte e si confonde di continuo.
E quindi?
Condivisione
…
Senza empatia è praticamente impossibile entrare in intimo contatto con la gente e tanto meno immaginare di immedesimarsi negli altri.
…
La fotografia è utile per raccontare storie, a volte sconosciute, ma che hanno bisogno di essere considerate e casomai condivise.
Ho passato anni a ritrarre persone in condizioni di marginalità legando questa attività ad un mio impegno personale e concreto per aiutare queste stesse persone a ritrovare senso e dignità.
…”
Ed ecco il mio resoconto.
Finita la dovuta presentazione è partita una carrellata di immagini che andava da clochard a ragazzi con sindromi autistiche, ma tutte con un buon supporto di racconti che ha tenuto desta l’attenzione di tutti; racconti di vite, racconti di come Pier ha conosciuto e vissuto le varie situazioni, racconti di una realtà altra.
Abbiamo visto con gli occhi e con la fotocamera di Pier un’esperienza di vita, di vite difficili, con gravi menomazioni che impediscono un’esistenza libera, autonomia, comprensione di quanto ci circonda.
Ma abbiamo anche visto la speranza, che avesse le vesti di un volontario o una fisioterapista, che con l’amore può donare dignità e un po’ di felicità.
Tutti abbiamo apprezzato foto dove il rapporto tra chi aiuta e chi riceve crea attimi di gioia, e Pier era lì, pronto ma discreto, a registrare questi istanti.
Questa volta la fotografia non è stata bellezza, armonia, composizione, colore, sfumature, linee; questa volta è stata molto di più, un veicolo per trasportarci in realtà difficili, a volte di persone che stanno vivendo l’ultimo periodo della loro vita, ma delle quali sopravvive nelle foto di Pier lo sguardo, la gioia di quel momento, e sono state capaci di evocare pensieri in chi era presente, pensieri e considerazioni su cosa conta davvero.
Ringrazio personalmente Pier, che mi ha fatto conoscere una parte importante del suo impegno civile e sociale, vissuto senza clamore, condiviso sapendo che quello che è passato davanti ai suoi occhi merita di essere raccontato e visto. E sono certo che come me, tutti abbiamo tratto qualcosa di importante, qualcosa che dovrebbe sempre essere evocata ogni volta che smarriamo i nostri valori umani.
Grazie Pier, per la condivisione.