E così hanno fatto.
Armati di macchine, corso di sopravvivenza e coraggio (tanto), sono scesi a -500mt sotto terra, sotto il mare, nel buio delle viscere della montagna di carbone, a fotografare oltre che Patrizia, la minatora, anche i suoi colleghi, prodighi di informazioni sul loro lavoro, ultimi testimoni di una professione che andrà a terminare a breve.
E’ nato da subito come un progetto serio, legato però a Donna Faber, ma l’occasione è stata così ghiotta da completarsi in lavoro su questa ultima miniera, grazie anche alla notevole collaborazione della direzione e del personale che hanno dato credito al progetto.
Ma un aspetto che dai diversi incontri non è mai emerso è del perché Giampiero e Federico hanno deciso di unire in un unico libro le loro immagini.
Ma noi del 36 già da tempo abbiamo visto girare queste foto: un pò Gian le ha stampate per buttarle sul tavolo e condividere con noi un editing, un pò Federico le ha proposte in diversi WS con editing a vari fotografi, vedi Saglietti, Bulaj…
Una cosa è venuta fuori, ovvia e scontata, che ognuno ha avuto occhio per cose diverse, tanto da formare un lavoro singolarmente quasi completo, ma mettendo insieme gli scatti sicuramente aumentava la forza della narrazione.
Non è banale pensare a fare un’opera come un libro in coppia, abbiamo avuto altri esempi in cui se si può fare un libro o una mostra, si fa da soli, per prendersi se possibile tutto il merito, o dividendo gli scatti ma con difficoltà di convivenza, magari per protagonismo: sappiamo a volte quanto sia difficile rinunciare ad una propria immagine.
Certo, l’intervento di Garofalo come editor è stato utile ad evidenziare le linee guida del libro, ma la maturità di Federico e Giampiero ha lavorato esclusivamente per una sinergia.
Ora dunque abbiamo un nuovo libro nella nostra neonata libreria del circolo
Grazie Fed e Gian