Forse di molte più città, ma soprattutto viaggiatrice, coraggiosa, decisa, determinata a ottenere la perfezione dal suo operato, ma mai saccente, quel che ti dice è sempre il suo consiglio, frutto di una lunga esperienza, e conoscenza.
Monika Bulaj, una bella persona che ha accettato di venire a Genova per proporre un suo lavoro su incontri delle religioni dall’est Europa all’Asia, passando per Haiti, e come tutti sapete l’abbiamo vista al Ducale in seno alla manifestazione “Storie in piazza” .
Mi è stata presentata da Ivo Saglietti, suo amico, e subito ho scoperto una donna che non conosce la superbia, ma disponibile, non timida ma con una velata incertezza tutta femminile di chi non vuole occupare troppo lo spazio delle relazioni umane, quasi a volersi fare più discreta.
Poi inizia la serata, Federico con poche parole delinea la sua figura professionale e artistica e lascia rapidamente a lei la parola.
Qui inizia la magia.
Cominciano a volare immagini di gran forza, con un sottofondo musicale che accompagna l’emozione di questi volti, paesaggi, tagli di luce, e lei comincia a narrare, col suo timbro delicato ma fermo, per dire alla platea quanto diverso è il vivere nei luoghi dove lei cerca le ragioni della sua interminabile indagine. Dove ha scoperto grandi nobiltà d’animo e orrori, discriminazioni e rispetto, con la sua macchina fotografica e col suo taccuino, raccogliendo oltre 5000 interviste, perché l’uomo è sempre al centro della sua attenzione, del suo impegno come persona di cultura, e produttrice a sua volta di cultura.
Il suo commento di parole alle immagini è stato un affascinante monologo, tutt’uno con le foto e la musica, ora forte ora appena sussurrata, frasi a volte poetiche, ma sempre evocative.
Siamo rimasti tutti incantati da questa figura che si muoveva elegante dietro una luce minimalista, nel nero inchiostrato della sala, lei e le foto, che passavano, troppo belle per ricordarcele, lasciandoci il gusto intenso dei chiarori e la perfezione degli accostamenti.
Ma per diversi di noi non è finita, abbiamo avuto il piacere di stare due giorni con Monika, di conoscerla meglio, di cominciare a capire come legge le foto.
Infatti il WS che ha tenuto da noi è stato una lunga lettura dei nostri portfoli, facendoci scoprire un modo completamente nuovo di accostare tra loro le immagini.
Senza nulla togliere a chi l’ha preceduta, ho potuto apprezzare una visione femminile della fotografia, completamente spiazzante, dove emergono nuovi valori dell’immagine, dettagli che lei ha puntato con occhio acuto che assumono un valore simbolico ed emozionale.
Me lo aveva detto venerdì a fine serata, quando, pensando alle mie foto che avrei portato per la lettura con mia estrema perplessità, mi ha risposto che ci avrebbe fatto volare.
E’ stato così.
Sto faticosamente riprendendo fiato oggi, e mi scuso se i miei toni sono sembrati ridondanti, ma questa donna ha parlato con un linguaggio così intenso, sia con le sue foto che con i suoi commenti, da lasciarmi ancora oggi stordito, quindi provo a dirvi le altre comunicazioni.