Bellissima e affollata serata; Giacomo è amico di lunga data, lo conobbi una sera di proiezioni, dove uno dei protagonisti era Michele Guyot Bourg, la generazione avanti a noi, ma già allora Giacomo aveva idee, tecnica e passione e avevo capito che c’era stoffa.
Ora che abbiamo l’età dei capelli bianchi, (chi ce l’ha…lui li ha tutti e neppure bianchi, sembra un ragazzino) è un po’ il tempo della valutazione di quanto si è fatto, anche perché arriva per molti quella nuova fase della vita in cui ci si può dedicare a ciò che si ama.
Giacomo ha tratto molte soddisfazioni dalla sua passione, coltivata da quando creava su diapositiva le sue opere a forza di 4 proiettori e uno stereo, roba che al giorno d’oggi ti sembra del secolo scorso… che poi effettivamente lo è!
Col digitale ha continuato, con più facilità tecnica e con innovazioni, ma con lo stesso rigore che ti impone di non avere sbavature nell’audiovideo, e ha sempre messo il cuore, e lo si vede, e lo si sente, quando scorrono immagini, potenziate da commenti sonori sempre calzanti, su argomenti che ti fanno sempre riflettere, rom, autismo, maternità.. anche un viaggio non vola solo su panorami, sulle bellezze, sulla sorpresa degli scenari, ma ti suggerisce che tu, piccolo uomo, sei sulla terra, che ti ha generato, che ti chiede dei ritmi, che merita rispetto, che è ciò di cui sei fatto, e tu se ti rendi consapevole, entri in sintonia. Giacomo ci ha regalato questo con la sua Islanda, un viaggio che ha reso anche interiore, e tra l’altro è l’unica composta con sole sue foto.
Difatti lui spesso riceve foto, che poi analizza e rielabora aggiungendo questa magia della proiezione dissolta. E qui entrano in gioco parecchi fattori di analisi: studio dell’insieme delle foto, un editing appropriato creando un filo conduttore che accompagni una evoluzione delle immagini, la ricerca della base musicale, che deve integrarsi e accompagnare il flusso di foto che a loro volta diventano un tutt’uno con il suono, e l’arte di sfumare tra una foto e l’altra, con nuove associazioni visive che fanno letteralmente nascere qualcosa ad ogni istante della proiezione.
Chi ha realizzato a qualsiasi livello una proiezione sa o dovrebbe conoscere tutti i rischi che si corrono quando il pubblico viene obbligato a guardare le proprie proiezioni, potresti suscitare la noia più profonda sino alla catalessi, o fastidio latente, o farti rapire ed entrare in quella stupenda dimensione che forse è quella che più si avvicina all’onirico.
E Giacomo ne è maestro.
Ma per fortuna non termina qui: come si era accennato, vorremmo fare un piccolo laboratorio di proiezione per dare un po’ di basi a questa bellissima pratica; chi di noi ha fatto qualcosa, spiegherà come lo ha realizzato, e tra noi ci sarà anche Giacomo, non in veste di docente ma uno tra noi.
Ringraziamo, di cuore, perché dopo una serata con lui credo che tutti si sentano in qualche modo arricchiti, di bellezza e di intensità, di capire quanto la fotografia ha mille sfaccettature per esprimere e ognuno di noi può cercare la sua specifica modalità espressiva.