SI dice ancora così?
la pubblicità è un grande motore per i consumi, nata per informare sui prodotti, ora suggestiona, e la troviamo ovunque: se svegliandovi mettete la radio, state tranquilli che avrete consigli per le fette biscottate, appena uscirete apprezzerete la gratificante figura snella della fanciulla in bikini sul grande cartellone.
Prendete i mezzi: ovunque tappezzato
prendete la macchina, non riaccendete la radio, altrimenti ascolterete per la 352 esima volta la voce di un emerito cretino che non sapeva del tale prodotto che l’amico furbo finalmente si è degnato di consigliargli, facendolo uscire dall’oscurità medioevale.
Controllate la mail? se apriste ogni mail da quelle che vi aiutano a sviluppare la vostra “autostima” (ci siamo capiti colleghi maschi?) a quelle che vi propongono trattamenti di bellezza irresistibili, potreste finire con un lavoro intensivo a metà pomeriggio.
Non aprite quel browser! lo sapete quante finestre si sovrapporranno tra voi e quella che volevate leggere.
Ma no, siete tradizionalisti, prendete il giornale.., neanche in mostra mettiamo foto grandi come la pubblicità a pagina doppia.
Appassionati di fotografia? andate a comprare una bella rivista…
o qualunque cosa ci sia in un’edicola
e via via sino all’ultimo momento della vostra vita cosciente, quando spegnete il dispositivo col quale sperate di raggiungere una quotidiana tranquillità a fine giornata, dove se siete bravi in matematica potete stilare una percentuale tra quanto avete goduto e quanto sofferto, sempre più vicini alla parità.
e non abbiamo parlato della qualità dei messaggi ma solo della quantità.
Eppure ieri sera non avevamo tante foto, in verità non eravamo neppure molti, ma lo sappiamo, è fisiologico con il primo bel tempo senza freddo cominciare a trovare alternative, ma comunque eravamo abbastanza numerosi per avere una trentina di foto, 2 proiezioni e anche un pò di tempo per altre piccole idee trovate su internet con diversi pareri su quanto abbiamo visto da farci passare una bella serata
Cominciamo da Manu: I am Genova
la squadra di Basket di Manu è stata ritratta, con il rigore che Benedusi aveva chiesto, e ne è venuto fuori un ottimo lavoro di bei ritratti di ragazzi, fieri sorridenti aperti, immagini che a me, papà da molti anni che potrei già essere nonno, aprono il cuore.
Un bn leggero, non carico di contrasti, e volti con un’espressione non solo sorridente, ma con uno sguardo amico verso il fotografo, volti che raccontano il loro star bene lì, di essere giocatori di una squadra. Spero si capisca per chi non c’era, e spero di aver dato un’interpretazione condivisibile di quello che abbiamo visto insieme.
Quindi apriamo le foto della serata.
Tutte riprendono cartelloni pubblicitari, quelli che occupano i muri, o vetrine, che siano in metropolitane o in cirillico, o semplici riproduzioni, o inserimenti surreali, tutte comunque street.
Anche se poche, a mio parere diverse erano buone foto, da quella scelta da Andrea scattata da Pier in metropolitana, con un personaggio discutibile come testimonial di occhiali, a gambe femminili che proseguono idealmente su grattacieli.
Dalla vetrina di Intimissimo scritta in alfabeto russo al passante che fissa il décolleté di una procace modella, al famelico seduto sui gradini del ducale che si sbrana un panino davanti alla mostra della fuga dalla fame sulla Farm Security Administration.
Quindi il nostro rapporto con la pubblicità è stato di trovare spunti formali dove l’immagine pubblicitaria si inserisce nel paesaggio urbano, oppure il dialogo tra il messaggio pubblicitario e il reale.
Ho fatto una lunga prefazione, un noioso monologo, anche per ragionare su quanto la pubblicità coinvolge profondamente la nostra vita, ed un fotografo che racconta con immagini potrebbe a mio parere trovare ispirazione, ma scegliendo con analisi e attenzione quanto vuole dimostrare con le sue foto. Sicuramente non facile, anche perché la pubblicità già usa in modo sopraffino la fotografia, e dialogare su una buona fotografia con altre fotografie in effetti è una bella sfida
Monologo terminato
Infine ho proposto una veloce slide: ho trovato a torino uno pseudo dipinto usato per pubblicizzare una stagione teatrale, un volto molto bello, composto, in stile rembrandt, che si rivolge all’osservatore, e davanti a questa vetrina, la gente passa, varia umanità, da giovani frettolosi a madri col passeggino, da mossi che diventano fantasmi a una coppia di anziani che pur mossa fissa il mio obiettivo con sguardo perplesso, ed infine lo stesso ritratto riflesso in una vetrina con lo sfondo urbano, divertendomi a creare una piccola dissolvenza con una progressiva mascheratura del volto.
Quindi anch’io ho esattamente seguito il trend della serata, solo con immagini in sequenza anziché in singola foto.
Infine 2 piccoli extra
Il primo lo potete vedere in questo link, 4 sorelle fotografate x 40 anni ogni anno, il 2° una serie di fotomontaggi di Ard Gelink con personaggi noti da giovani e dopo anni, in una stessa immagine a volte veramente imbarazzante per la precisione del montaggio: link
A ognuno la valutazione su questi lavori e sulle possibili considerazioni.
Anche se credo che ognuno di noi, per il fatto che è fotografo, abbia questa consapevolezza sulla dimensione del tempo.