L’ultima immagine, cavalli che galoppano liberi in un campo fiorito, qualche secondo e l’inquadratura comincia ad allargarsi, capiamo che è un quadro, appeso ad una parete bianca, il campo si allarga e piano piano compare quel che resta di una stanza, fili staccati, detriti, muro sbrecciato; e si allarga ancora, macerie, la casa sventrata, tutto in un bianco e nero che contrasta, urla col colore di quell’immagine di cavalli che diviene sempre più piccola.
Alla fine la realtà è il resto del terremoto che ha distrutto Castelluccio da Norcia, lo stesso terremoto che in Italia distrugge quel che l’italico ingegno ha costruito.
L’immagine diviene tutta bianco nero, anche i cavalli.
Dopo quindici, lunghissimi secondi l’immagine si dissolve in una serie di cupe macchie nere, come negativi di nuvole, fino al buio.
Silenzio e le scritte finali che spiegano: quest’ultima immagine è durata la metà del tempo delle scosse che hanno provocato questa ennesima distruzione un anno fa.
Flavia Mauri ha amato Castelluccio, fotografandolo prima e dopo il terremoto, e ha dato un senso alle sue immagini con un libro che vende con l’intento di sorreggere economicamente la ricostruzione del paese, accollandosi le spese di produzione del libro e destinando tutto il ricavato a questo finanziamento.
Inutile dire che la prima proiezione della fioritura era il piacere, mentre la seconda, dopo il terremoto, faceva sentire la tristezza che anche nelle piante in qualche modo era visibile.
Flavia ci ha ringraziato, e noi ringraziamo lei, sperando che come il suo, ci sia un sostegno di tanti che rivogliono vedere ricostruito questo antico ed affascinante borgo.